Donne di potere
Teuta - La regina illirica
Teuta la regina degli illiri, un popolo fiero di temibili guerrieri e grandi navigatori; per i regni vicini, pirati implacabili.


In un’epoca dominata da re guerrieri e strateghi maschi, Teuta fu la donna illirica la quale nel 231 a.C. prese in mano le redini del regno degli ardiei, dopo la morte del marito, il re Agrone. La società illirica non era infatti patriarcale: le donne illiriche godevano degli stessi diritti degli uomini. Negli scritti antichi e nei reperti archeologici si rappresentano le donne illiriche come guerriere che combattono nelle battaglie accanto ai propri uomini tanto quanto come partecipanti ai banchetti mentre brindano in occasioni di festa. Le fonti antiche greche e romane, facendo leva sulla sua condizione di donna e per di più barbara, con uno spietato giudizio cercano di interpretare gli eventi a lei legati come decisione dettate da eccessi di emotività, in quanto donna. E così alla regina barbara, sarebbe stato negato un posto di gloria accanto ad altri re antichi. Tuttavia lei arriva ai giorni nostri percorrendo la storia senza mai perdersi nel tempo, che la riporta oggi come una figura da riscattare, come la regina degli illiri che combatte per il proprio popolo, carismatica, coraggiosa come un leone e saggia (come direbbe un illirico) come un serpente.
Teuta, che nel 230 a.C si trovò in collisione con Roma, era salita al trono dopo la morte di suo marito Agrone, re degli Ardiei, regno sulle coste dell’Adriatico alla guida di questo popolo dal 231 a.C. Ben presto Teuta si rivelò per la sua ambizione e le sue doti innovative. Grande stratega e leader del suo popolo, capace di mandare avanti il progetto di suo marito, re Agrone nell’unificazione di tutti i regni dell’Illiria, nella realizzazione di un grande stato illirico paragonato al Balkan. Durante il suo breve regno diede una grande spinta all’economia e alla cultura, potenziò l’esercito cercando di difendere i confini del suo regno e centralizzando il potere, dimostrando doti da stratega e sfidando i pregiudizi del mondo antico.
Alle lamentele trasmesse dai due ambasciatori romani sugli attacchi e saccheggi pirateschi alle navi romane e alleati, rispose che nessuna forza regale toccherà gli interessi di Roma, ma che non era in grado di intervenire sull’attività pirata del suo popolo. Alla risposta insolente di uno dei consoli, che osò rinfacciarle che la temibile futura vendetta di Roma, la regina lo fece uccidere sulla via del ritorno. La notizia di questo bastò ad accendere il conflitto, che darà il via ai preparativi di guerra, divenendo così il casus belli della guerra illiro-romana. Le ragioni di ciò sono chiare: il rafforzamento dello stato illirico non poteva essere compatibile con le aspirazioni espansive di Roma, dato il controllo delle rotte marittime di importanza economica e politica, diplomatica e militare come i collegamenti dallo stretto di Corfù e il canale di Otranto.
La guerra fu spietata e si conclude con il tradimento di Demetrio Faro, comandante e braccio destro di Teuta, che in sostanza consegnò nelle mani dei romani Corfù e accompagnò loro man mano a nord, divenendo di fatto il consigliere dei romani. Al centro illirico la resistenza fu ancora più decisa e i romani subiscono gravi perdite. Perdono in particolare un magistrato della repubblica e 20 tribuni militari, tante navi vengono distrutte. Dopo queste battaglie feroci la regina si ritira a Rizone, dove aspetta l’offensiva dei romani, che non arrivò. A fine di quell’inverno (228 a.C.) la regina Teuta manda un’ambasceria a Roma che torna con un accordo con delle condizioni inaccettabili. Lei avrebbe dovuto lasciare l’Illiria e non navigare al di sotto di Lissus.
Da lì in poi la storia della regina del mare ci arriva intrecciata tra leggenda e verità, dove la si vede suicida a Rizone alle bocche del Cattaro per non essere catturata dai Romani. Non potendo sopportare più l’umiliazione e il tradimento si sarebbe buttata da un dirupo sul mare e sarebbe la maledizione di Teuta che fa di Rizone l’unica città sul mare senza porto e navigatori.
Altri narrano di averla vista ancora per due decadi vagando per le montagne dell’Illiria insieme alla madre Persena, guaritrice raccogliendo l’Iris, il fiore dell’Illiria con tante proprietà curative, al quale gli dei avrebbero poi dato il colore degli occhi blu della regina, come il mare che amava tanto.
C’è chi ancora cerca il suo grandissimo tesoro, nascosto su suo ordine sotto il letto di un fiume che fu spostato per sotterrarvelo, e poi riportato al suo percorso. Così Teuta avrebbe voluto che la grande ricchezza raccolta dagli illiri, il suo popolo da lei tanto amato e per il quale aveva così tanto combattuto, non finisse nelle mani nemiche, ma rimanesse per sempre nella terra degli illiri.







